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venerdì 9 gennaio 2015

Emotional eating: Quando le emozioni diventano cibo..


Uno degli aspetti maggiormente difficili da gestire è imparare a non mescolare le emozioni con l’alimentazione. 

Confondere il cibo con i sentimenti, cioè la fame emotiva, è molto comune. Anche chi non ha problemi di peso, infatti, raramente mangia soltanto per nutrirsi, ma vi sono persone che utilizzano costantemente il cibo come strumento per far fronte alle emozioni quotidiane. Si parla a tal proposito di alimentazione emotiva, all’interno della quale rientrano una vasta gamma di stili alimentari, dal non essere in grado di festeggiare senza assumere grandi quantità di cibo fino ad usare il cibo per far fronte ad emozioni negative come la noia, l’ansia, la solitudine, la rabbia, la depressione. 

La fame però può essere scatenata anche da una sola emozione o da una confusione emotiva, una vaga, diffusa sensazione di angoscia. 

Lo stato emozionale può mettere in moto una sequenza di comportamenti alimentari che si verificano in uno spazio di ore, oppure può essere immediatamente seguito da un breve attacco di fame che dura solo qualche minuto. 

Inoltre la fame emotiva può essere specifica, come la voglia di un certo tipo di cibo (uno spuntino salato o un dolce) o non specifica: in questo caso l’emozione provoca un indefinito desiderio di mangiare, e qualsiasi cibo commestibile funziona. 

Il cibo è fonte di gratificazione e di piacere e  per questo spesso viene utilizzato come strategie di gestione delle emozioni. Mangiare risulta “confortante” perché elicita emozioni positive: abbassa la concentrazione dei marcatori biologici dello Stress (es.Adrenalina, Cortisolo), alza quella di marcatori che svolgono un’azione acquietante (es.Endorfine e Dopamina), svolge un ruolo di gratificazione psicologica e si ricollega a vecchi ricordi/condizionamenti.

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