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domenica 23 novembre 2014

La motivazione a cambiare..come funziona?

Quando dobbiamo affrontare un cambiamento negli stili di vita e nell’ alimentazione è importante sapere che cambiare è un processo e non si cambiano i propri comportamenti tutto e subito senza incorrere in ricadute. 

Trovare la motivazione è un processo, richiede tempo e passa attraverso varie fasi in cui le motivazioni fluttuano e si modificano nel tempo. 


Il passaggio attraverso le varie fasi non è lineare. Come indicato dal modello di Prochaska e Di Clemente (1983) il percorso che ci porta a cambiare è come una ruota suddivisa in varie fasi attraverso cui il soggetto riconosce e definisce il comportamento problema, si determina ad affrontarlo, agisce e infine mantiene il nuovo comportamento. La ruota che può essere ripercorsa più volte prima che il comportamento sia stabile; l’ingresso nel cerchio può avvenire in qualunque fase e si può sia procedere che retrocedere. La dinamicità di questo processo è data dalle focalizzazioni successive del comportamento bersaglio e dei suoi correlati, non necessariamente coerenti tra loro e lineari, che danno al fenomeno un andamento oscillatorio che prevede il ripensamento o la ricaduta come una fase normale del processo.


I cinque stadi possono essere riassunti come segue:

  1. Precontemplazione. In questa fase il soggetto non ha la percezione del problema, abitualmente non chiede aiuto e si presenta ai curanti su sollecitazione di altri. È solitamente infastidito dalla visita, che percepisce come un’intrusione. Si trova, dal punto di vista cognitivo, in uno stato di equilibrio in cui è assente la percezione di qualsivoglia svantaggio che potrebbe indurlo ad agire per operare dei cambiamenti. Ciò può essere dovuto ad una mancanza di consapevolezza ma anche ad un atteggiamento di sfiducia dovuto a precedenti fallimenti. In questa condizione dare consigli prescrittivi è generalmente controproducente (Rollnick e MacEwan, 1991). Dopo aver opportunamente lavorato per creare una relazione di fiducia in cui la persona non si senta minacciata, è necessario fornire informazioni che portino il soggetto ad operare una ristrutturazione cognitiva. La nuova centratura della situazione deve consentire l’individuazione di modalità per affrontare il problema che non erano visibili precedentemente.
  2. Contemplazione. È la fase dell’ambivalenza. Il soggetto ha una parziale consapevolezza del problema ma oscilla tra centrature diverse: da un lato l’aspettativa del cambiamento che lo attrae ma genera l’ansia di cimentarsi in un compito gravoso, dall’altra la situazione di partenza, problematica ma ben conosciuta. È probabile che in questa fase la persona sia estremamente influenzabile dalle vicende esterne.
  3. Determinazione. Questa fase rappresenta uno “sbilanciamento” verso il cambiamento. Non possiamo considerarlo un passo definitivo. Si tratta di una finestra di opportunità che resta aperta per un certo tempo. Se viene sfruttata per passare alla fase dell’azione si può avviare il processo di cambiamento. In caso contrario si ha una regressione alla fase della contemplazione.
  4. Azione. L’applicazione di quanto elaborato nella fase della programmazione deve prevedere un sostegno adeguato che permetta al soggetto di valutare accuratamente i feedback delle sue azioni e affrontare le difficoltà non previste.
  5. Mantenimento e ricaduta. L’aspettativa della persona è quella di aver risolto il problema. Ciò può portare ad una diminuzione dell’attenzione relativa ai comportamenti problematici. La ricaduta rappresenta quindi un evento probabile rispetto a cui il paziente va adeguatamente preparato. Davanti alla ricaduta si può imparare e rimettersi in carreggiata continuando a cambiare fino a stabilizzare il nostro cambiamento.

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