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lunedì 22 settembre 2014

Il nostro rapporto con il cibo (parte seconda)


Il cibo ha assunto fin dalle più antiche origini dell’uomo un significato culturale, simbolico, in grado di caratterizzare sia la propria comunità di appartenenza che l’essenza dell’individuo stesso. Basta pensare a quanto contano le tradizioni enogastronomiche nell’ identificare le comunità regionali e al senso di appartenenza che sentiamo rispetto alla nostra tradizione culinaria. Il cibo assume inoltre un ruolo nella comunicazione con gli altri, per segnalare ospitalità, momento di gioia, celebrazione e condivisione.



Fin dalla nascita il cibo è il principale mediatore della nostra relazione con il mondo. Infatti alimentarsi dall’allattamento in poi riveste un significato relazionale. Significa incontrare la mamma e l’atto del nutrimento assume da subito più di un significato biologico: è un atto relazionale carico di emozioni.

Quando parliamo di alimentazione parliamo anche di tutti questi aspetti psicologici e socioculturali, e imparare ad alimentarsi bene significa anche ricordarsi di non eliminare il piacere del cibo. Imparare a mangiare sano non significa rinunciare al cibo legato alla nostra tradizione, al piacere del gusto e alla dimensione più sociale. Un alimentazione corretta è quella che ci nutre ma soddisfa anche i nostri bisogni non fisiologici. Tutto ciò va tenuto presente quando si decide di cambiare il proprio regime alimentare per perdere peso, solo così non si andrà incontro ad un fallimento annunciato e alla rinuncia di bisogni sani e legittimi. 

Dobbiamo capire meglio il nostro rapporto con il cibo e renderlo più equilibrato senza eliminare la dimensione sociale, relazionale e del piacere del cibo. Il primo passo è renderci più consapevoli del rapporto che abbiamo con il cibo e capire meglio ad esempio quante volte utilizziamo il cibo come strategia per gestire le nostre emozioni.


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