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sabato 7 febbraio 2015

Emozioni e cibo: tristezza e depressione

Oggi iniziamo a conoscere le emozioni più correlate al fenomeno dell'emotional eating partendo dalla tristezza.

Sentirsi tristi di tanto in tanto è parte della nostra esperienza quotidiana. 


Proviamo tristezza quando percepiamo che un nostro scopo è stato compromesso, quando perdiamo qualcosa o non riusciamo a raggiungere ciò che desideriamo. 

La tristezza ci segnala quindi la “sperimentazione della perdita” e ci spinge ad azioni riparatorie o sostitutive che servono per riacquistare l’equilibrio precedente. 


La tristezza comunica a noi e agli altri. 

È una richiesta di calore e affetto; un bambino che piange con tristezza stimola nell’ adulto un comportamento di conforto e protezione. Quando vediamo due animali che combattono per il potere o per una risorsa limitata, lo sconfitto attiva un comportamento di tristezza (capo chino, non reagisce più, si allontana da tutti) che è il segnale della resa. La tristezza inoltre è un segnale che attiva l’accudimento del gruppo e il reintegro in esso. 


Tutte le emozioni hanno una funzione evolutiva e anche se può sembrare strano la tristezza ha una sua utilità. La funzione della tristezza è quella di consentire all’ individuo di adattarsi alla situazione non desiderata permettendogli di prendere atto della perdita e consentendogli di elaborare soluzioni nuove stimolando un meccanismo della scoperta. 


A differenza della normale “tristezza”, la depressione è un insieme di sintomi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno. La depressione come la maggior parte dei disturbi psicologici nasce da un emozione di base che in qualche modo diventa persistente. La tristezza spinge l’individuo ad accettare la perdita mentre nella depressione il senso di perdita si generalizza e si innesca un circolo vizioso che determina il peggioramento dei sintomi


Il legame tra depressione e cibo è evidente anche nei criteri diagnostici che riportano come spesso nei soggetti colpiti vi è una significativa variazione dell’appetito che comporta un aumento o una perdita di peso.

Il legame che unisce la tristezza al cibo viene spesso complicato dal fatto che esso induce un temporaneo innalzamento del tono dell’umore portando a mantenere l’emotional eating. È fondamentale in questi casi ampliare le nostre strategie di coping in modo da utilizzare anche altre esperienze per nutrire e gratificare il nostro sé!

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