Il cibo ha assunto fin dalle più antiche origini dell’uomo un
significato culturale, simbolico, in grado di caratterizzare sia la propria
comunità di appartenenza che l’essenza dell’individuo stesso. Basta pensare a
quanto contano le tradizioni enogastronomiche nell’ identificare le comunità
regionali e al senso di appartenenza che sentiamo rispetto alla nostra
tradizione culinaria. Il cibo assume inoltre un ruolo nella comunicazione con
gli altri, per segnalare ospitalità, momento di gioia, celebrazione e
condivisione.
Fin dalla nascita il cibo è il
principale mediatore della nostra relazione con il mondo. Infatti alimentarsi
dall’allattamento in poi riveste un significato relazionale. Significa
incontrare la mamma e l’atto del nutrimento assume da subito più di un
significato biologico: è un atto relazionale carico di emozioni.
Quando parliamo di alimentazione parliamo anche di tutti questi
aspetti psicologici e socioculturali, e imparare ad alimentarsi bene significa
anche ricordarsi di non eliminare il piacere del cibo. Imparare a mangiare sano
non significa rinunciare al cibo legato alla nostra tradizione, al piacere del
gusto e alla dimensione più sociale. Un alimentazione corretta è quella che ci
nutre ma soddisfa anche i nostri bisogni non fisiologici. Tutto ciò va tenuto
presente quando si decide di cambiare il proprio regime alimentare per perdere
peso, solo così non si andrà incontro ad un fallimento annunciato e alla rinuncia di
bisogni sani e legittimi.
Dobbiamo capire meglio il nostro rapporto con il cibo
e renderlo più equilibrato senza eliminare la dimensione sociale, relazionale e
del piacere del cibo. Il primo passo è renderci più consapevoli del rapporto
che abbiamo con il cibo e capire meglio ad esempio quante volte utilizziamo il
cibo come strategia per gestire le nostre emozioni.
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