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lunedì 11 aprile 2016

Celiachia: impariamo a conoscerla

.. Prima di parlare, nei prossimi post, di celiachia da un punto di vista strettamente nutrizionale ecco alcuni cenni in merito a definizione, diagnosi e sintomi..

 La celiachia è conosciuta da moltissimo tempo, probabilmente già dall’epoca dell’antica Grecia, ma solo a metà del ventesimo secolo fu chiarito che era l’introduzione di glutine a determinare i sintomi e solo dopo il 1980 è stato possibile approfondire vari aspetti della malattia grazie a numerosi studi compiuti in tutto il mondo.

La celiachia era considerata in passato una malattia relativamente rara, che colpiva i bambini con chiare manifestazioni intestinali legate al malassorbimento (diarrea cronica, rallentamento della crescita, malnutrizione).

La biopsia intestinale era l’unico mezzo a disposizione per la diagnosi.

Nell’ arco degli ultimi 10 anni lo sviluppo di tecniche diagnostiche semplici, poco costose e soprattutto poco invasive ha permesso di confermare la reale frequenza di malattia, ovunque nel mondo, che risulta molto più elevata di quanto non si pensasse e con sintomi anche diversi da quelli ritenuti tipici e più frequenti.

Attualmente sappiamo che la prevalenza della celiachia è di 1 persona su 100 e soprattutto che non tutti i soggetti celiaci sono riconosciuti a causa della variabilità clinica della malattia.

In Italia ad oggi si ritiene che i soggetti celiaci siano circa 600.000, ma solamente 170.000 sono stati diagnosticati. (dati del Ministero della Salute 2014).


Cos’è:

La celiachia è un’intolleranza permanente ad una frazione proteica presente in alcuni tipi di cereali: la componente problematica è il glutine, ma la tossicità specifica è legata alle frazioni alcol-solubili del glutine (nello specifico gliadina nel frumento, ordeina nell’orzo, secalina nella segale). Si tratta di una patologia autoimmune geneticamente determinata: ciò vuol dire che le persone che manifestano un determinato pattern genetico sono predisposte a sviluppare la patologia, inoltre “autoimmune” significa che di fatto il corpo non riconosce una sostanza che gli dovrebbe essere famigliare (il glutine), e produce anticorpi per combatterla, proprio come se fosse un agente patogeno.


Cosa provoca:

L’ingestione di glutine, anche in minime quantità, nelle persone affette o predisposte, provoca un grave danneggiamento della mucosa intestinale, con un conseguente inefficace assorbimento dei nutrienti. Il malassorbimento può arrivare a determinare alcune patologie e può essere particolarmente pericoloso nei bambini.


I sintomi:

La sintomatologia più tipica è rappresentata da diarrea, calo di peso, astenia, gonfiore e dolore addominale, vomito e, nei bambini, anche rallentamento o arresto della crescita; tuttavia le manifestazioni intestinali non sempre sono presenti, mentre sono frequenti i casi in cui si possono apprezzare le conseguenze del malassorbimento (anemia, bassa statura, scarsa mineralizzazione ossea e dolori scheletrici, manifestazioni cutanee e alterazioni endocrine).

Nel soggetto geneticamente predisposto, adulto e bambino, l’ingestione di alimenti contenenti glutine, anche se solo in piccola quantità, determina una reazione immunitaria a livello intestinale dando origine a un’ infiammazione cronica accompagnata da una sintomatologia variabile da caso a caso.

Nell’ultimo decennio sono state trovate anche altre forme di celiachia, definite silenti, latenti o potenziali: queste forme possono presentarsi con sintomi non strettamente gastrointestinali (dunque potrebbe non esserci né dissenteria né calo ponderale), oppure addirittura senza sintomi palesi. Nonostante le forme atipiche di celiachia non sempre diano manifestazioni riconducibili a problemi di digestione del glutine, possono compromettere lo stato di salute della persona allo stesso modo della celiachia classica: sul lungo termine potrebbero presentarsi osteopenia, osteoporosi, problemi neurologici, artrite, infertilità.


La diagnosi:

Capire se una persona sia affetta da celiachia è al giorno d’oggi piuttosto semplice: essendo una malattia autoimmune comporta necessariamente la secrezione di alcuni anticorpi (antigliadina, antiendomisio, antitransglutaminasi), facilmente rilevabili con un esame del sangue. Se l’esito è positivo, si procede poi a confermare tramite biopsia duodenale. 


..continuate a seguirci..




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