Le ricerche indicano che il BED è presente nel 5-10% dei pazienti che richiedono un trattamento per l’obesità e circa il 3% della popolazione ne è colpita nel corso della vita (Dalle Grave, 2011).
Inoltre la sua presenza si associa ad un più probabile insuccesso della terapia dietetica dell’obesità. Il BED si caratterizza per la presenza di ricorrenti episodi di abbuffate, non seguiti dall’attuazione regolare di pratiche compensatorie (vomito, lassativi, esercizio fisico eccessivo).
Esso si distingue nettamente dagli altri disturbi dell’alimentazione per l’epidemiologia e per il suo rapporto peculiare con l’obesità e i disturbi dell’umore.
È un disturbo che può insorgere a qualsiasi età, dall’infanzia all’età avanzata, e che ha una distribuzione maschi/femmine meno asimmetrica (il 30-40% dei casi è di sesso maschile).
Non attuando comportamenti compensatori, la persona con BED tende ad aumentare di peso e, quindi, a presentare obesità. La frequenza del BED nei soggetti che si rivolgono ai servizi sanitari dedicati all’obesità è tanto maggiore quanto maggiore è il grado di obesità, tanto che negli Stati Uniti si stima che il BED sia presente in circa il 40% delle persone con obesità grave che richiedono un trattamento per questa condizione.
Di seguito riportiamo gli attuali criteri diagnostici.
Il discontrollo dell’alimentazione presente nel BED viene spesso descritto come un “equivalente” depressivo, legato più a una difficoltà nel gestire le emozioni e gli impulsi che non a un bisogno di controllo del peso e della forma del corpo, che è tipico invece dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa.
Se il controllo è il tema dominante nell’anoressia nervosa e nella bulimia nervosa, nei pazienti con BED prevale il senso di inadeguatezza e di impotenza. Un tratto ampiamente diffuso tra i pazienti con BED è la bassa autostima, con tendenza all’umore depresso.
Come tutti i disturbi del comportamento alimentare, il binge eating disorder necessita, per il suo trattamento di un approccio multidisciplinare che preveda una collaborazione tra psicoterapeuta, dietista, psichiatra, internista. Tra i diversi approcci, la terapia cognitivo comportamentale viene riconosciuta da molti clinici e ricercatori (NICE, 2004; APA, 2006) il trattamento di prima scelta per il BED.